A 5 anni dalla scomparsa/L’On. Nucara ricorda la figura dell’ex vicesindaco Rizzica "Gianni, il Pri cresceva coniugando la mia impulsività e la tua razionalità" Sono passati cinque anni da quel 13 aprile 2008, quando Gianni Rizzica ci ha lasciati per sempre. Qualche giorno dopo, nella sala del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, tenni un’orazione per onorare la sua memoria. Lo struggimento espresso con le parole era tutto quello del mio animo, ferito e addolorato per non poter più avere accanto un amico tanto caro. Quel 13 aprile 2008, mai vissuta una domenica tanto triste, avevo il cuore gonfio di rabbia e di impotenza, per l’ineluttabilità di un destino così amaro, che mi aveva strappato un "fratello", con il quale avevo condotto, fin dagli anni Ottanta, tutte le mie battaglie politiche e partitiche. In quella commemorazione, tra pianti e singhiozzi, ho combattuto la rabbia anche per il comportamento di qualche pseudo illustre repubblicano, che ha ritenuto di poter esimersi dal dovere morale di partecipare al "picchetto d’onore" davanti al feretro di un "vero" repubblicano. Caro Gianni, come potrò mai dimenticare lo sdegnato rifiuto che opponesti agli "autorevolissimi" inviti a tradirmi? Quanti ricordi, caro Gianni, quante comuni amarezze, lenite solo da qualche rara gioia. E quanta comune preoccupazione per la tua prima nomina a vicesindaco! Sei stato un uomo fortunato, fuori dal PRI, ma incompreso dagli amici repubblicani, che hanno spesso visto nella tua persona un freno alle loro ambizioni. Solo apparentemente eri un uomo mite. La tua mitezza era frutto della tua signorilità ed era sempre accompagnata da un garbo infinito. Contemporaneamente però avevi una forza interiore e una determinazione senza pari, e non mancarono le occasioni in cui dovetti essere io a invitarti alla prudenza. Giorni infausti ti costrinsero a riflettere sul tuo futuro politico e personale. Non ti mancavano certo gli stimoli. Ma molti non hanno nemmeno apprezzato i tuoi silenzi, che pure erano udibili da chi avesse voluto capirti. Il tuo stile, il tuo amore per la città, il tuo disinteresse verso qualunque compromesso che potesse minimamente ledere la tua dignità, non sono serviti ai reggini per farti apprezzare a sufficienza. Alle delusioni della politica trovavi rifugio nella tua famiglia e mi strugge il pensiero di quanto avresti potuto godere oggi di una famiglia che si è arricchita di una stupenda nipotina. Caro Gianni, non ci sei più e il PRI non è più quello che avevamo sognato e che con pazienza stavamo insieme costruendo. Non c’è momento politico del PRI reggino in cui io non pensi alla soluzione che tu potresti suggerirmi, come accadeva quando insieme riuscivamo a coniugare la mia impulsività con la tua razionalità. Caro Gianni, se ci fosse un altro mondo vorrei incontrarti nuovamente sul mio cammino. ("Gazzetta del Sud", 16 aprile 2013) |